
Un Godot come Beckett comanda
«Chissà perché parla come Stanlio?», si è chiesto ieri, a un certo punto, uno degli spettatori in sala, (alla prima di Aspettando Godot per la regia di Lorenzo Loris, in scena al Teatro India di Roma fino all’8 novembre 2009) riferendosi alla voce di Estragone (il bravo Mario Sala). Si può partire da qui per raccontare come Loris abbia costruito la sua riuscitissima messinscena «dentro le regole che Beckett impone». Il beckettiano accanito sa che l’Irlandese era un grande appassionato dei film comici di Laurel & Hardy. E allora nulla di strano se sentiamo uno dei protagonisti parlare come Stanlio (e gli spettatori più attenti avranno notato come Gigio Alberti – che sicuramente non ha il fisico di Ollio – abbia impersonato il suo ruspante Vladimiro donando a certi impercettibili movimenti delle mani, a piccole sfumature nella camminata, le movenze del poderoso attore americano).
Ecco dunque come reinterpretare senza stravolgere, come pescare nella vasta biografia beckettiana elementi secondari per metterli, in totale plausibilità filologica, al servizio del testo (qui proposto nella ancora inossidabile traduzione di Carlo Fruttero).
Tolta qualche sbavatura (le immagini proiettate sullo sfondo, di per sé anche suggestive, ma che nulla aggiungono – e fortunatamente nulla tolgono – a una regia che altrimenti sarebbe stata senza macchia), il lavoro di Loris è di una pulizia mirabile. Il regista – dimostrando di conoscere bene come “funzionano” i testi di Beckett – lavora soprattutto sul ritmo, accelera, rallenta, ci offre un Pozzo (Giorgio Minneci) più vigoroso di come lo propongono altri e soprattutto – evviva – non pasticcia con lo splendido monologo di Lucky (Alessandro Tedeschi, che si becca, meritato, un applauso a scena aperta).
In tanti anni di Godot che ho visto a teatro mi sono dovuto sorbire il Lucky-pensiero in non so quante salse: in napoletano, in lingue inventate, rumorizzato, fischiettato, riscritto da zero. Poi quando finalmente lo ascolti in originale ti rendi conto che è già perfetto così.
Dopotutto, sia il beckettiano malato come me sia, presumo, lo spettatore di passaggio non chiedono altro che vedere un sano Aspettando Godot come Beckett comanda. Ed è questo quello che ci ha dato Lorenzo Loris ieri sera.
Nell’immagine: Mario Sala e Gigio Alberti in un momento della messinscena firmata da Loris