Prigionie (in)visibili

Prigionie (in)visibili

In programma alla Casa dei Teatri dal 6 novembre una straordinaria mostra che percorre i cambiamenti e gli elementi costanti nell’approccio alle opere di Samuel Beckett, invitando i visitatori a riflettere sulla capacità del teatro di osservare da un’angolazione straordinaria la realtà del proprio tempo dalla metà del Novecento al nuovo millennio. Qui tutte le informazioni.

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Tutta l’opera di Samuel Beckett può essere considerata il racconto di “un’umanità inconsapevolmente imprigionata” e la dimensione di costrizione fisica e mentale caratterizza il lavoro del drammaturgo irlandese.

Sono passati 60 anni dalla prima mondiale di Aspettando Godot (Parigi, Théatre de Babylon, 5 gennaio 1953),  e da allora,  questa e altre opere di Beckett hanno rappresentato una feconda fonte ispiratrice per la creazione scenica, sia per l’orizzonte della tradizione teatrale che per i linguaggi della sperimentazione, sino a toccare l’immaginario popolare, anche televisivo.

Soprattutto dagli anni Novanta, dopo la morte del drammaturgo, le sue opere hanno oltrepassato i confini del teatro dell’assurdo e del metafisico, rivelandosi capaci di stimolare sensibilità che guardassero all’umano nella complessità del presente della Storia.

All’inaugurazione della mostra, prevista mercoledì 6 novembre alle ore 11.30 saranno presenti: Vito Minoia Presidente del Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere, Michele Zizzari regista teatrale, Giorgia Palombi  regista teatrale e  
Yosuke Taki curatore della mostra.