
Mauri e Sturno portano Beckett a Roma
Glauco Mauri (il primo Krapp italiano), insieme a Roberto Sturno, porta in scena al Piccolo Eliseo di Roma dal 3 al 21 aprile 2013 Da Krapp a Senza parole, una silloge di teatro beckettiano che comprende Respiro, Improvviso dell’Ohio, Atto senza parole e L’ultimo nastro di Krapp.
Lo spettacolo, per la regia dello stesso Mauri, è preceduto da un prologo con alcune dichiarazioni di Beckett raccontate da Mauri e Sturno.
«Far capire al pubblico che non è Beckett difficile e complicato, ma difficile e complicata è la vita. – si legge nel comunicato stampa della Compagnia Mauri Sturno – La vita che Beckett pur nella sua angoscia, ha saputo raccontarci con una sotterranea ma struggente pietà. Questo vogliamo esprimere con il nostro spettacolo, questo è il nostro desiderio.»
Ricorda ancora Mauri: «A Napoli nel 1963 durante la rappresentazione di Atto senza parole il pubblico, si era poco abituati al teatro di Beckett, cominciò a rumoreggiare: alcuni ridevano, altri gridavano “Hai perso la voce? Smettila!” o peggio ancora “Cosa sei una scimmia?”. Il trambusto diventava sempre più intenso. Alcuni spettatori, invece, entusiasti, reagirono con grande determinazione: si arrivò quasi alle mani. Tra i miei difensori più calorosi c’era anche Gian Maria Volonté anche lui a Napoli per una registrazione televisiva. Io intanto continuavo per nulla intimorito, anzi, felice che il teatro fosse “una cosa viva”. Alla fine urla di bravo e fischi (che certamente erano in maggioranza) chiusero una serata tra le più divertenti della mia carriera.»
Visto ieri sera. Ottimo spettacolo. Due grandi attori, uno dei quali, Mauri, immenso. Detto questo, mi sento autorizzato a rilevare alcuni minimi errori che risaltano proprio in virtù della generale perfezione del tutto. Essi riguardano Improvviso dell’Ohio, e sono, in ordine crescente di importanza: l’utilizzo della musica, il tono di voce troppo espressivo ed enfatico del lettore, il gesto decisamente troppo drammatico con cui l’ascoltatore batte il pugno sul tavolo. Ci sarebbe anche l’utilizzo della maschera sul viso dell’ascoltatore, ma questo più che a un errore è dovuto chiaramente all’impossibilità di trovare due attori il più possibile uguali nell’aspetto. Comunque ringrazio moltissimo Mauri e Sturno di avermi fatto assistere ad una fra le più belle messinscene beckettiane mai realizzate in Italia.