
«Film», la conoscenza e il nulla
Vale la pena ricordare come, nella mitologia nordica, il dio Odhinn era rappresentato con un occhio solo: questi, infatti, aveva ceduto un occhio in cambio della onniscienza, al termine di un tremendo processo di iniziazione che lo aveva portato a morire, impiccato, a restare per nove giorni e nove notti appeso all’albero della vita, per poi tornare a vivere molto più consapevole e potente. […] . In questo caso, si potrebbe dire, Beckett assolutizza tali figure mitiche rovesciandone il significato in senso parodico: la conoscenza produce non semplicemente dolore (la perdita dell’occhio), ma il desiderio di sfuggire al processo di conoscenza stesso, alla percezione, induce a sfuggire dal piano dell’esistenza per tornare nel nulla, nella non-esistenza la cui prima forma è la morte.
Vi invito a leggere tutto il testo di Fabio A. Sulpizio Nessuna vite da girare. Aspetti de-narrativi nel pensiero di Samuel Beckett sul sito dell’Associazione Italiana di Piscologia e Psicoterapia di Gruppo.
Sempre a proposito di Film ho appena scoperto questo accurato articolo su Silent Locations dedicato appunto alla location delle riprese.