
Dopo Rockabeckett III
Chiaramente sono di parte, perché ho partecipato alla realizzazione dello spettacolo in qualità di consulente, ma credetemi quando vi dico che Rockabeckett III è quanto di meglio possa augurarsi di vedere oggi in teatro in Italia chi conosce e ama l’opera dell’Irlandese.
La prima si è tenuta ieri al Teatro Spazio MIL di Sesto San Giovanni (si replicherà nei prossimi mesi a Lodi e a Bologna). Il regista Fabio Francione non solo ha lavorato sui testi con il rispetto e l’amore che l’opera di Beckett richiede, ma è anche riuscito a collezionare un cast d’eccezione e a proporlo nella forma multimediale tanto cara all’autore.
Si parte dunque con un video (prodotto in esclusiva per lo spettacolo) in cui un Camilleri sornione recita come meglio non potrebbe il celebre monologo di Hamm di Finale di Partita (e chi meglio del papà di Montalbano potrebbe, visto che è stato lui a portare in scena per la prima volta in Italia l’endgame beckettiano).
Si prosegue con una trasposizione teatrale di Di’ Joe, con lo zoom della telecamera sostituito – chapeau Francione! – da un’efficacissima sequenza di spot luminosi sempre più stretti sul volto del protagonista (il bravo Luciano Pagetti, perfettamente adattato alla neutralità e al rigore che la macchina beckettiana richiede) e soprattutto con la voce fuori campo di Giulia Lazzarini (l’indimenticata Winnie dei Giorni Felici diretti da Strehler), che in questa registrazione audio ancora una volta registrata ad hoc per lo spettacolo ci regala una performance da brivido.
Terza parte, Qual è la parola, il testamento poetico dell’Irlandese (in tutti i sensi: scritto e autotradotto dal francese all’inglese sul letto di morte), recitato fuori campo da Gabriele Frasca, per antonomasia il traduttore del Beckett poeta (e non solo).
Chiude una performance “solista” di Pagetti, ancora in scena per una vera prova d’attore, il glaciale soliloquio di Un pezzo di monologo che non lascia vie d’uscita all’interprete se non quella di abbandonarsi, voce nel buio, a questa geometrica meditazione sulla nascita e sulla morte. E Pagetti ne esce senza macchia.
C’è tanto Beckett nei teatri in Italia in questo periodo. Andate a vedere tutto. Ma non lasciatevi sfuggire i prossimi appuntamenti con Rockabeckett III. Una piccola produzione piena di valore.