
Beckett, Bion, Murphy, Watt e gli altri
Watt non ha affetti, accanto a lui non ci sono presenze vive, ad eccezione del suo padrone con il quale intrattiene un rapporto asimmetrico retto su “nozioni fluttuanti”, in una casa in cui il telefono non squilla mai, in cui ci sono solo pochi visitatori per il suo padrone che però di fatto lui non incontra e tutti sono vecchi, ciechi, muti, storpi. L’unico dato “certo” è che questo oscuro proprietario non lascia mai la sua residenza. Lui quindi c’è, ha delle pretese come tutti i padroni, ma nessuno entra in relazione con lui così come del resto fa Watt.
I passati servitori sono tutti sofferenti, cenciosi, con le gambe a X o a O, il naso rosso, i denti guasti, del resto sono stati licenziati, come lo saranno quelli futuri. È inevitabile. Il tempo di soggiorno di Watt è il tempo dell’analisi che per tutti finisce.
Il binomio Beckett-psicoanalisi sembra sempre più vivo. Dopo le recenti iniziative promosse anche da www.samuelbeckett.it è la volta di un lungo articolo di Stefania Resta – Beckett, Bion, Murphy, Watt e gli altri – da oggi disponibile nella sezione materiali del sito. Buona lettura.
(Nell’immagine: René Magritte, “Golconda”, 1953, part.)